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Articolo

Ancora una Corsa di Miguel

autore:
Mr. Farronato
21/01/2009
Ancora una Corsa di Miguel

Autore: Mr. Farronato

«Vado per la vita senza una direzione conosciuta

cerco il cammino che i tuoi piedi hanno marcato.

grazie a Dio per essere come sono, per le notti oscure,

per la pioggia che castiga il mio corpo,

per le mattine così gelate».

(Miguel Sanchez)

Indubbiamente, la “Corsa di Miguel” è diventata un appuntamento irrinunciabile per il podista, altrimenti non si spiegherebbe un numero di 5.000 partecipanti (con quasi 3.500 arrivati), assolutamente sproporzionato per una gara di poco più di 10 mila. Credo che, quando si corre a Roma, è difficile non essere presenti anche se si perde per strada la ragione di questa ricorrenza.

La notte dell’8 gennaio 1978, Miguel Sanchez, un “Bancario” di Buenos Aires, viene sequestrato da un “commando”. Non farà mai più ritorno a casa, né si saprà più nulla di Lui. Un desaparecido, uno “scomparso”, tra le decine di migliaia che un regime dittatoriale, semplicemente, eliminerà dall’”esistenza” e non solo da quella in vita. Le parole, le sue poesie, la sua persona, costituivano un messaggio “scomodo” che non doveva essere sentito, che non poteva essere seguito.

Miguel, oltre che un poeta (poesie di amore e di libertà e, quindi, gravissime), era un corridore. E, anche nel correre, al freddo, la mattina presto, esprimeva un bisogno che in quei tempi era un lusso, perchè la libertà – che tutti diamo per scontata – acquista un valore assoluto proprio quando ci viene tolta. Ebbene, come corridori, come simili, come persone libere, ogni anno ricordiamo Miguel Sanchez, in quella che è qualcosa in più di una gara.

Dopo un inizio serio, com’è serio ciò di cui parliamo, occorre passare alla parte ‘giornalistica’ di questa nostra nuova avventura Bancaria e raccontare come abbiamo vissuto la “Corsa di Miguel” 2009.

La mattina non è certo una di quelle più piacevoli per andare a correre con un freddino ed un venticello che ci ricordano, ad ogni momento, cosa abbiamo lasciato alle nostre spalle (calde e confortevoli coperte). Oramai è chiaro che la corsa è, anzitutto, una prova di forza e di carattere: quella di lasciare gli ozi, per la battaglia. Del resto con 220 del Gruppo “prenotati” (sòle a parte) come si fa a disertare?

All’arrivo, parcheggiamo di fronte alla stazione “Acqua Acetosa”, proprio accanto ad un sorridente Daniele Silvioli (e signora). Raggiungiamo il nostro “sito” che – come riconosciuto giustamente dal nostro Luciano – necessita di un apparato di “segnalazione” corrispondente al nostro esercito: come dire, un gonfalone di una trentina di mq. Qui saluti a non finire con la pratica impossibilità di fare una lista di più di un centinaio di persone che è un piacere ritrovare. Tra tutti, oltre al ‘segno’ di rispetto al Presidente emerito (che aveva graziosamente offerto la disponibilità, insieme al Beato Menna, alla tenuta della nostra erede), e al fraterno abbraccio al “pirata” Gambini, vanno solo segnalati i capelli “invernali” della simpatica Vitaletti (ma dove li teneva?) e quelli lunghi e serici della Marrchini (insuperabile nella prova di dizione di “ramarrro” e “farrronato”). Come si fa a non scambiare una battuta con Diabolik Flumeri e quel “pezzo d’uomo” di suo padre?

Com’è risaputo – ma è un piacere ricordarlo (ovviamente il piacere è il mio) – non si comincia una gara di buonanimo se non si fa il pit-stop con il Vintage, giunto grazie alla cortesia di Leone Castellana che pare tenga in macchina una temperatura da altoforno. Posto il ritardo derivante dalle piacevoli chiacchiere con tutti, si opta, con l’Avvocata (ormai complice nella scelta del luogo acconcio), per evitare il luogo deputato e individuare una soluzione alternativa. Così facendo, con un freddino pungente, siamo praticamente i primi a posizionarci in “griglia”, immortalati dal Michelino Giove (che, poi, saggiamente, in trasmissione ha “sfumato” il sottoscritto assolutamente fotoigienico). Conosco il Papa (non quello che lavora in Vaticano), informandolo che compare in una “voce” del Glossario.

La massa di persone genera un piacevole tepore che accompagna una ventina di minuti di ulteriori chiacchiere tra la Cifani (con delle accurate unghie smaltate), la Schio, l’Avvocata e Vintage. Scopriamo che la sorridente Mara è immune alle basse temperature, nonostante la si informi che se scopre il pancino possono sorgere delle seccanti complicazioni. Ma Ella è una sciatrice e, a Belluno, scalano le montagne in canotta. Le profetiche avvertenze dell’Avvocata saranno però confermate all’arrivo. Ci interroghiamo sul pettorale da ultrarunner del grande Ivanov in perfetta tenuta da “Tre Comuni”. Rispunta, ma per un decimo di secondo, Giovanni, compagno delle fasi iniziali della maratona di Firenze.

Alle 10,00 precise un “fiume” di gente si avvia.

Ovviamente l’Avvocata parte una come una freccia mentre io e Vintage almeno il primo chilometro lo facciamo tranquilli come riscaldamento. Veniamo però subito raggiunti e rimproverati affabilmente dalla Presidente (con in mano qualcosa che sembrava un panino imbottito): “Ci sono quelli lenti che si mettono davanti”. Questo però non giustifica Nicola V. che sgomita vistosamente, mentre quelli veloci dei nostri compiono degli slalom assolutamente invidiabili.

La corsa procede bene. Lascio Vintage, supero la Petrarota, e raggiungo la Milone. Non appena la affianco mi dice subito: “Corri e raggiungi Liliana. Fila!”. Costei mi dirà poi che ha corso con la Piera, mentre la Mara è restata alle sue terga “ipnotizzata” dalle medesime.

Prima di trovare l’Avvocata (che sta recuperando lo smalto dei tempi migliori), raggiungo però Doktor Scarnati che mi sembra abbia una andatura regolare ma intensa. Ecco che si affaccia la fortuna, con il biglietto vincente di questa gara. E’ Lui il mio compagno della mia “Miguel” e procediamo insieme con una buona andatura (spero però che non acceleri: 4,45/km mi sembrano più che sufficienti). Alla fine della ciclabile, prendo una storta su di un sasso ma, miracolosamente, riesco ad “attutire” il disagio senza cedere.

Al km 9 l’impegno sembra concluso e Carlo ritiene che possa concedermi una piccola progressione. L’arrivo si lascia desiderare: si “tocca” lo Stadio, ma l’entrata dov’è? Eccola. E via l’ultimo tratto di pista da ferro-bolt superando una cinquantina di persone che procedono ad andatura regolare. Registro con soddisfazione un personale di 48,39 (real time di 48,25). Carlo giungerà con un tempo di 48,57 (reale: 48,41) ma, senza dubbio, gli debbo il risultato di questa gara. Grazie Carlo. Confido di poter ricambiare.

All’arrivo è molto efficiente il servizio di “recupero” del chip che ci viene ‘estirpato’ con perizia; lo stesso – purtroppo – non può dirsi per il ristoro che è caotico e costringerebbe ad una fila moltiplicata per tre per prendere, rispettivamente, un bicchiere di the caldo, una merendina ed una bottiglietta d’acqua. Io ed altri abbiamo rinunciato. In gare così affollate – e gestite da organizzazioni dotate della relativa esperienza – non si riesce a comprendere come, in “cambio” del chip, non si possa dare una busta con dentro il necessario, evitando una aggravio del disagio. Questa soluzione non mi sembra impossibile, visto che altrove in gare anche più affollate (non offro indicazioni ma credo che si capisca lo stesso), viene con successo praticata.

Rientriamo al “Gazebo”, insieme alla bella Oronzina (in cerca del suo Alex che cercava lei che lo cercava …), della quale vanno segnalate le scarpe assolutamente immacolate, di un bianco abbacinante, e salutiamo altri compagni: il Pisanti, il buon Frazzini, la buona Frazzini, il desnudo Mattarocci, il Prof. Monte, Leoncini, la Milone, il De Santis, Metodo Mazzoli, Ignazio, abbracci e baci alla brava Smolyar, la Amori. Una ritrovata Palumbo. Più di un ringraziamento va a Salvatore Ianni che, nei giorni passati, ha fornito una brillante e competente illustrazione del mondo delle rose, dimostrando – semmai ce ne fosse bisogno – che la passione è l’anima di tutte le cose.

Tornando a casa, con il Vintage, immagino che Miguel Sanchez, ogni anno, nel mese di gennaio, ci guardi da lassù. E corra con noi. E’ “sparito”, ma non sarà mai più dimenticato.

 

 

 

 

 

 

 
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